sabato 17 dicembre 2011

Marshall McLuhan

Marshall McLuhan - Quentin Fiore, Il medium è il massaggio. (Corraini)
Cosa ci può essere di più bello a Natale di un bellissimo libro illustratissimo, che possiamo regalare agli altri ma che soprattutto ce lo possiamo regalare a noi stessi, e per solo 12 euro.
A partire dal titolo che storpia il suo famoso “The medium is the message”, McLuhan utilizza come dice lui l’ironia come sistema di comunicazione e come sonda del nostro ambiente, e nel 1967 ci dà una descrizione già completa del mondo di Internet.
Con un riassunto di formidabile potenza del suo pensiero, che spazia dall’analisi storica ed economica alla critica sociale e di costume e si collega solidamente agli studi di Walter Ong e di Eric Havelock delineando in poche parole una storia dei mezzi di comunicazione e della loro influenza sul pensiero occidentale, e balza con trapezistica vivacità dalle ferrovie alla stampa alla televisione all’urbanistica alla moda all’arte alla letteratura alla politica. E c’è anche una cosa da leggere allo specchio.
McLuhan prefigura l’esplosione del diritto d’autore e la perdita della privacy e la cosiddetta formazione permanente, prevede il ritorno alla sensazione primordiale che tutto sia colpa di tutti, vede già un mondo in cui l’attenzione si sposta dall’azione alla reazione e in cui dobbiamo conoscere in anticipo le conseguenze di ogni decisione o azione, perché i risultati si sperimentano immediatamente, come si può vedere in questi giorni con le previsioni economiche che richiedono dappertutto azioni immediate.
E ci fa vedere come l’epoca del passaggio dalla meccanizzazione alla simultaneità non possa essere descritta senza un atteggiamento di profonda critica per le sue infinite ambiguità e contraddizioni e per l’angoscia che queste generano.
Contraddizioni e ambiguità in cui si cade ineluttabilmente, come questo blog che si rifiuta di utilizzare gli stili di comunicazione uditivi dei giornali e della Rete che variano la grafica e le illustrazioni secondo che vogliano urlare o sussurrare, e si mantiene in un’uniformità visiva di tipo libresco ma per forza di cose frammenta come un mosaico il proprio discorso da un post all’altro, e si tiene ben lontano dalle separazioni concettuali del pensiero specialistico. Con e senza angoscia. (bamborino)
Purtroppo a pag. 119 c’è uno degli errori più zotichi che si possino fare, di appioppare all’I Ching il verbo al plurale.
Ogni liberazione dipende dalla coscienza della servitù. (Herbert Marcuse, L’uomo a una dimensione)

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