giovedì 7 giugno 2012

Michael C. Corballis


Michael Charles Corballis, Dalla mano alla bocca. (Raffaello Cortina Editore)
Meraviglioso libro di facilissima lettura che parla della teoria gestuale dell’origine del linguaggio. Cioè della teoria che sostiene che il linguaggio vocalizzato trae origine dalla comunicazioni fatte con i gesti.
Che peraltro non è una novità perché già verso il 1920 l’aveva proposta Bronisław Malinowski in The Problem of Meaning in Primitive Languages in The Meaning of Meaning di C. K. Ogden e I. A. Richards
La teoria gestuale sarà riconosciuta e confermata negli anni a venire, o forse sarà ufficialmente considerata una bufala, ma al momento, cioè nel momento di decidere se leggere questo libro o no, direi che questo non ha importanza.
Perché parlare del linguaggio significa parlare di ciò che ci distingue dalle bestie, ovvero parlare di come l’uomo è arrivato a evolversi e a diventare quello che è adesso. Quindi in questo libro ci troveremo di tutto.
Cioè bellissime spiegazioni di come siamo fatti, a partire dalla nozione che gli organismi biologici in generale sono simmetrici con simmetrie avanti-dietro e destra-sinistra, compresa bellissima spiegazione della simmetria e asimmetria del nostro cervello e cosa abbiamo in comune con le rane e piccolo commento, uno tra i tanti piccoli commenti semiseri di Corballis, sul fatto che i medici hanno la tendenza a considerarsi dei padreterni.
Poi ci troveremo anche una cosetta sull’origine della schizofrenia, cioè sul suo possibile rapporto con il linguaggio, che non è tanto diversa da quello che dice Marshall McLuhan in La galassia Gutenberg.
Ci troveremo anche una bella spiegazione del vantaggio selettivo che ci è venuto dalla nostra caratteristica più sciagurata, che è quella di essere gli unici animali che hanno fatto dell’uccidersi tra di loro una pratica comune e organizzata, malvezzo che tuttavia ci ha aiutato a mantenere la coesione dei gruppi.
E chi come me non la conosceva già verrà a conoscere la teoria per cui abbiamo vissuto in acqua per un lungo periodo, che sarebbe una delle cose fondamentali per cui abbiamo avuto un vantaggio dalla stazione eretta, e uno dei motivi per cui non ci entra l’acqua dal naso e siamo in grado di controllare la respirazione.
Insomma neurofisiologia e paleontologia.
Più naturalmente la linguistica, finalmente una bella spiegazione chiara di cos’è la ricorsività e un sacco di cose sulle strutture grammaticali e sintattiche, sia delle lingue parlate che delle lingue segnate cioè dei linguaggi utilizzati dai sordi e dagli indiani dell’America del nord per intendersi tra tribù diverse, e anche delle lingue pidgin utilizzate a scopo esclusivamente commerciale, con un discorso sui rapporti tra linguaggio e scrittura che richiama il solito Oralità e scrittura di Walter Ong.
Argomento in cui alla linguistica si mischia la neurofisiologia che arriva a toccare l’importanza della teoria della mente (vedi  La mente etica di Michael S. Gazzaniga) nell’origine del pensiero ricorsivo e quindi nelle strutture sintattiche del linguaggio, con collegamento alla questione dei neuroni specchio (vedi Vittorio Gallese). E c’è anche una piccola conferma della teoria della rivalità mimetica di René Girard.
Con una descrizione dettagliata di un esperimento sulla possibilità di linguaggio di una scimmia, in cui si scoprono cose che nessuno si immaginerebbe.
Fosse tutto qui, ce ne sarebbe già abbastanza.
Ma da un argomento di questo genere non poteva non venir fuori anche un discorso sui rapporti tra pensiero e linguaggio, e su quell’altra cosa che ci rende diversi dalle bestie, che è la coscienza. Intesa non come consapevolezze che qualcuno ci sta schiacciando la coda e come possibilità di riconoscere in futuro quelli che hanno la tendenza a schiacciarci la coda (o un piede, nel caso umano), ma come possibilità, passando attraverso la teoria della mente (vedi ancora La mente etica di Michael Gazzaniga), di avere la possibiltà di qualche livello ricorsivo superiore e quindi di rendersi conto in piena regola della propria esistenza e dell’esistenza degli altri, con estensione al senso della vita e della morte, tanto che è probabile che la possibilità completa del linguaggio si sia manifestata contemporaneamente ai riti di sepoltura, e da qui ci potremo avvicinare a quello che dice Walter Ong sul rapporto tra il linguaggio e la trascendenza, in Conversazione sul linguaggio.
E in più, Michael Corballis evidenzia l’importanza di un altro degli argomenti di Marshall McLuhan e confermato da Maryanne Wolf in Proust e il calamaro, cioè la possibilità, legata alla plasticità del nostro cervello, che l’invenzione di nuove tecnologie come appunto il linguaggio e poi la scrittura e poi la tipografia e adesso tutto quello che viene dai computer, possa influenzare e modificare il nostro pensiero non solo in un senso teorico, ma più fisicamente in senso strettamente biologico, perché se cambia il pensiero, cambiano anche gli assetti neurofisiologici che lo sostengono. (herzenstube)

Essendosi che questo è un libro di divulgasione sientifica di un certo livello, ci si può aspettare una particolare cura ovvero la massima attenzione alla sua realizzazione tipografica.
E infatti a pag. 16, nota 11, abbiamo a invece di da, a pag. 53 abbiamo osservarò invece di osservò, a pag. 54 manca una è, a pag. 61 un hanno invece di abbiano che io sono un sostenitore della limitazione dell’uso del congiuntivo ma questa è proprio una cosa molto malfatta, a pag. 87 manca un di, a pag. 124 c’è a invece di da, a pag. 144 manca una e, a pag. 150, a pag. 168 ALS invece di ASL, a pag. 169 c’è un sua in più, a pag. 196 neandartaliano, a pag. 201 manca un per, a pag. 215 c’è un non fuori posto, a pag. 223 avicinarmi, a pag. 233 e altrove c’è un osceno destrimano, a pag. 239 compare l’eminegligenza, ma i neurologi dicono eminegletto o eminattenzione, a pag. 245 c’è un è in più, a pag. 257 trovermi, a pag. 261 vantaggioper, a pag. 266 allapianificazione, a pag. 273 quanto quanto. C’è poi l’uso frequente dell’anglismo adattivo, che però in altri punti diventa l’italianissimo adattativo. Nel complesso, un bel risultato.
Ma non si può non lodare la presenza, una volta tanto, delle note a piè di pagina, invece dell’insopportabile fastidio, oramai quasi consolidato praticamente in tutti i libri, delle note messe in fondo.
Language, as we know, was made before peolple learned to think. (C. K. Ogden & I. A. Richards, The Meaning of Meaning)

2 commenti:

  1. Libro interessante. Mi ha incuriosito in particolare la teoria sull’ origine della schizofrenia. Di cosa si tratta, nello specifico? La citazione finale da The Meaning of Meaning è una grande vertigine.
    Un saluto.

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    1. Secondo McLuhan la schizofrenia potrebbe essere un risultato dell’acquisizione della scrittura. Per i rapporti tra schizofrenia emisfero sinistro e linguaggio, si può vedere il lavoro di Tim Crow.
      Ma il punto è che probabilmente la schizofrenia non esiste ed è una pura espressione linguistica, cioè sono chissà quante malattie che hanno in comune sintomi che si somigliano e vengono definiti uguali, e chi ha un minimo di esperienza in questo campo sa bene che due schizofrenici uguali non si vedono tanto spesso o forse non si sono mai visti, ovvero chi l’ha detto che credere di essere sorvegliati dal governo americano attraverso un dispositivo messo di nascosto in una capsula dentale è un sintomo uguale a credere di essere in contatto con una misteriosa rete internazionale che controlla il mondo o avere le emozioni controllate non si sa da chi attraverso un microapparecchio che ti hanno fatto ingoiare e che riceve comunicazioni dal tuo cellulare, o che sentire le voci dentro la testa è un sintomo uguale a sentirle come se venissero da fuori, mentre sulla glicemia per il diabete c’è poco da sfogliar verze, e come dicono Ogden e Richards, il potere magico della parola fa sì che le parole generino l’esistenza di oggetti e concetti del tutto immaginari. E sul potere del linguaggio nel generare malattie inesistenti si può vedere in “The Meaning of Meaning” il Supplement 2 di F. G. Crookshank.
      Un saluto e grazie per l'intervento.

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