giovedì 24 gennaio 2013

Philip K. Dick


Philip Kindred Dick, Ma gli androidi sognano pecore elettriche? (Fanucci)

Stabilito che la storia la sanno tutti per via del film Blade runner, del romanzo di Dick c’è da dire che pur essendo un’opera di scrittura apparentemente brusca e affrettata, almeno per il mio personale gusto, vale la pena di leggerlo per una delle sue solite previsioni geniali, di cui nel film non c’è nulla. Cioè tenendo presente che ai tempi di Dick i replicanti biologici non erano ancora nemmeno immaginabili e  quindi anche i replicanti fuggitivi qui sono dei robot, nel mondo postatomico del romanzo, dove tra l’altro si vive in un clima arido e fastidiosamente assolato mentre nel film si sta sempre più o meno al buio e sotto una pioggia incessante, nel film tutti hanno un animale domestico e chi non se lo può permettere vero, ne ha uno robotico, che simula perfettamente tutte le funzioni degli animali viventi (vi ricordate il Tamagotchi?). E non solo tutti hanno il loro pet, ma quelli che non ce l’hanno sono guardati con sospetto.
Quindi se non avete ancora comperato almeno una tartaruga da far crepare lentamente in una vaschetta di plastica, correte subito in un negozio di animali (ne avete di sicuro uno vicinissimo a casa) e provvedete a mettervi in regola. (moll)




Non ho compatrioti. Non ho nemmeno il gatto. (Manuel Vazquez Montalbán, Tatuaggio)

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