martedì 25 settembre 2012

Stephen Burn


Stephen Burn, David Foster Wallace’s Infinite Jest, a reader’s guide. (Continuum)

Quando si legge un capolavoro può valere la pena di dotare la nostra pochezza di strumenti adeguati a una migliore comprensione, specialmente se il capolavoro non è di lettura facilissima.
Il saggio di Stephen Burn è un libretto piccolino e ha il gran merito di non pretendere di essere più di una guida, che comincia orientandoci nel territorio della letteratura americana cosiddetta postmoderna da cui Wallace prende le mosse ma con cui secondo me non ha nulla a che fare.
Poi ci orienta tra gli scritti di David Foster Wallace, e ne ho tratto la soddisfazione personale, grande profonda soddisfazione, di scoprire che Verso Occidente l’Impero dirige il suo corso che secondo me è una vera porcheria, ebbene non è un gran che anche secondo Dfw, che lo considerava un esempio di quel che non si deve fare.
Segue il grande orientamento all’interno di Infinite Jest, cioè chiarimento dell’architettura cronologica della narrazione e dei collegamenti più e meno evidenti tra i personaggi e gli eventi del romanzo. Che non è una cosa da poco. Per esempio io non mi ero reso conto del rapporto tra la vicenda di Gately e la vicenda di Hal. E in più ci sono i disvelamenti del sottostante filosofico del romanzo. Anche se a Stephen Burn sfugge l’importanza della posizione di Joelle Van Dyne.
Poi c’è un bel capitolo sull’atteggiamento della critica. Dove si può conoscere l’opinione di Jay McInerney e si può conoscere la simpatica storia di Katherine Gompert che si è ritrovata nel romanzo con nome e cognome.
Abbiamo anche l’osservazione che la diffusione di un romanzo di questa difficoltà probabilmente ha tratto grande aiuto dalla possibilità dell’incontro in Rete dei lettori, e qui si rimanda nel blog a Il lato oscuro della Rete di Nicholas Carr e si può vedere che la tendenza di Internet a raggruppare tra loro persone con gusti e interessi simili, oltre a portare allo sviluppo di bande di fanatici autoreferenziali sempre più chiuse, qualche volta può essere una benedizione.
Del resto io ho scoperto l’esistenza del libro di Burn proprio girando in Rete, e secondo me alla fine Internet mostrerà la sua grandezza proprio in questo, nel creare strumenti di impoverimento mentale generalizzato ma offrendo anche strumenti di arricchimento e portando a una piena realizzazione di quanto è scritto nel Vangelo secondo Matteo, “A chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza, e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha”.
Stephen Burn chiude il suo saggio con un capitolo che apre al lettore ulteriori problemi e possibilità di discussione, e nelle ultime pagine ci mette una preziosissima cronologia completa degli eventi del romanzo.
Possiamo solo ringraziarlo. (blifil) 




Chiunque, sia esso gentiluomo o gentildonna, non trae piacere da un buon romanzo, deve essere privo di intelligenza. (Jane Austen, Northanger Abbey)

1 commento:

  1. Chissà se Burn scrive anche sul tema della genitorialità, la madre di Hal è un nodo che vorrei che qualcuno mi sciogliesse ma non ne ho mai trovato traccia da nessuna parte. Comunque sembra proprio che questa bussola di Burn mi serva, per capire molte cose del luogo dove sono stata e dove probabilmente tornerò a più riprese. E sono davvero felice di leggere, finalmente, che con Infinite Jest non parliamo di letteratura postmoderna.
    In Internet non c'è che una miriade di mondi chiusi, è anche peggio della vita reale. Basta guardare alla ricerca di affinità tipo quella che propone Anobii. Cercare qualcosa di nuovo e guardare diversamente il già visto mi sembra il poco che si può fare per non morire di asfissia.
    Ciao
    Elena

    RispondiElimina